GIANNI DE TORA

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1980 Museo del Sannio di Benevento 15 Aprile-31 Maggio

"L'IMMAGINARIO GEOMETRICO"

 

ARTICOLO DI GIULIANA VIDETTA DELL'ESTATE DEL 1980 SULLA RIVISTA CAMPANIA 2

L'IMMAGINARIO GEOMETRICO

"L'immaginario geometrico" è l'accattivante titolo dell'ultimo libro di Luigi Paolo Finizio (docente di storia dell'arte presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli e critico militante), edito dall'Istituto Grafico Editoriale Italiano. L'immaginario geometrico è il 'territorio magico' che accumuna sette artisti napoletani, che dal 1976 danno vita al gruppo Geometria e Ricerca : Renato Barisani, Gianni De Tora, Carmine Di Ruggiero, Riccardo Riccini, Guido Tatafiore, Giuseppe Testa e Riccardo Trapani. Gruppo che non si fonda su un tradizionale criterio di omogeneità, ma che, rivendicando una sorta di eclettismo operativo nel rispetto delle singole individualità, si riconosce tuttavia in un comune intento creativo che ha nell'astrattismo la sua poetica espressiva e nella geometria il suo metodo. Attraverso il delinearsi delle singole esperienze creative, Finizio sviluppa il suo discorso di comprensione critica dell'astrattismo a Napoli, rintracciandone la matrice culturale in quegli anni di acceso dibattito sull'arte che furono gli anni del secondo dopoguerra in Italia. La 'querelle' fra astrattismo e figurazione, l'affermazione dell'autonomia dell'arte in quanto linguaggio che si articola secondo suoi codici espressivi ("la parola formata, il colore e il suono meditati") e, quindi, la 'legittirnazione' ideologica e teorica delle ricerche astratte fanno da supporto culturale di ampio respiro all'attività artistica del gruppo napoletano. E il riferimento agli anni '50 non è accademico se si pensa che gli 'anziani' del gruppo Geometria e ricerca - Barisani e Tatafiore - ne furono protagonisti di primo piano a livello nazionale. Geometria e ricerca si colloca dunque in quell'area dell'astrattismo che si riconosce nelle premesse internazionali dell'arte concreta, un'arte cioè decisamente non figurativa e prevalentemente geometrica. Più in particolare nel M.A.C. (Movimento Arte Concreta) fondato nel 1948 a Milano da Atanasio Soldati, Gillo Dorfles, Bruno Munari, Gianni Monnet, cui aderì il Gruppo Napoletano formatosi nel 1950 ad opera di Mario Colucci, Renato De Fusco, Antonio Venditti e, appunto, Barisani e Tatafiore. La loro esperienza-testimonianza all'interno di Geometria e ricerca si fa dunque, come sottolinea Finizio, "tramite non certo ideale ma presenza operante e dialogante di fatto". Il discorso di Finizio prosegue ripercorrendo la recente storia artistica napoletana, dall'esperienza della "pittura nucleare" all"'ineludibile" evento informale, cui presero parte "con protesa consapevolezza" - una volta portata a compimento "la loro vicenda di concretisti in una Napoli culturalmente indifferente quando non ostile" - gli stessi Barisani e Tatafiore, ma anche Di Ruggiero. E nel gruppo quest'ultimo ricopre il ruolo centrale di 'mediazione generazionale' fra Barisani, Tatafiore e i più giovani De Tora, Riccini, Testa e Trapani. L'incontro fra De Tora e Riccini nel '72 segnò uno scambio e un confronto di idee che sfocerà appunto nella costituzione del gruppo dall'emblematico nome di Geometria e ricerca. La geometria - strumento di conoscenza della realtà, possibilità di astrazione dai mille particolari in cui la natura si manifesta e di deduzione di principi universali - è infatti il filo rosso che unisce i nostri sette artisti, che pure appartengono come abbiamo visto a generazioni diverse. "L'incidenza di una linea razionale dell'arte - sostiene Finizio - ha specifiche difficoltà di vita ancora oggi immutate nella cultura napoletana". Il volume, corredato di belle riproduzioni in bianco e nero e a colori, completo di un'antologia critica e di schede artistico-biografiche dei sette protagonisti ha il merito di avere messo a fuoco il fenomeno nella sua dimensione storica: un nuovo contributo, dunque, alla conoscenza dell'arte napoletana contemporanea, che attende ancora una sistemazione critica scritta finalmente con mente serena al di là di ogni spirito di parte.

 
ARTICOLO DI GINO GRASSI DEL 16 GENNAIO 1980 SU NAPOLI OGGI
Sette pittori vogliono cambiare Napoli
Nel composito panorama della ricerca artistica a Napoli ci sono artisti che hanno svolto e svolgono una funzione esclusivamente evolutiva, nel senso che la loro azione creativa non é mai stata (e non sarà mai) di raccordo ma sempre di progresso. Tra gli artisti dell'avanti ad ogni costo ci sono certamente Renato Barisani, Carmine Di Ruggiero, Gianni De Tora, Riccardo A. Riccini, Guido Tatafiore, Riccardo Trapani e Giuseppe Testa. Barisani, Di Ruggiero e Tatafiore sono ricercatori che hanno, dietro di loro, un passato di successi; gli altri sono pittori giovani che, tuttavia, hanno dato ben conto del loro talento e del rigore che informa la loro azione artistica. Ora, tutti insieme questi artisti, hanno dato vita ad un gruppo, "Geometria e ricerca", che già in pochi anni si é segnalato all'attenzione del pubblico più raffinato e della critica più vigile. L'operazione dei sette consapevoli artisti tende alla rivalutazione della ragione e, pur senza processare il quadro (al contrario delle avanguardie concettuali), i sette pittori di "Geometria e ricerca" puntano ad una rivalutazione dell'artista nel "sociale", mediante l'analisi dello spazio che poi non é altro che rioccupazìone razionale del territorio. È evidente che ci troviamo di fronte ad un'analisi teoretica che, tuttavia, finisce per giovare a tutta un'area di ricerca, specie in una città come Napoli, dove sono ancora da creare strutture sociali valide ed atte a far superare la spaventosa involuzione. Su questo gruppo di geniali artisti é uscita una monografia acutissima e documentata di un critico raffinato, Luigi Finizio. Renato Barisani é un artista la cui storia personale si identifica con quella dell'avanguardia napoletana: tutta una vita spesa per la causa del rinnovamento e della modifica del tessuto culturale della città. Barisani si mise in luce intorno, agli anni cinquanta, quando, dopo aver fatto parte del "Gruppo sud" (che aveva fatto esplodere le contraddizioni tra la vecchia cultura artistica post - novecentista e la necessità di una nuova riconsiderazione del reale) si pose ancora più all'avanguardia nel rinnovamento delle arti pittoriche, visive e plastiche, dando vita al Gruppo Astratto - concreto che contribuì non poco al chiarimento delle posizioni non solo nel Mezzogiorno ma a livello nazionale. Del Gruppo Astratto - concreto fecero parte, oltre a Barisani, artisti del livello di De Fusco, Guido Tatafiore e Venditti, i primi due, pittori; il terzo, scultore. Ma si tratta di una catalogazione troppo sommaria in quanto tutti e quattro gli artisti potevano, fin da allora, essere considerati nello stesso tempo ricercatori dell'immagine ed operatori plastici. Peraltro, essendo tra le personalità che in quel tempo cominciarono a portare avanti l'indagine oggettuale e visiva, Barisani, De Fusco, Tatafiore e Venditti rappresentarono praticamente, assieme a pochissimi altri, gli antesignani della fusione tra operazioni bidimensionali e polidimensionali. Al punto in cui é giunta la ricerca in questo campo, tutto può sembrare facile e naturale: sia la razionalizzazione del processo artistico, sia il raggiungimento di un punto di incontro tra pittura e scultura che doveva trovare la prima grande esplosione nella mediazione informale che ebbe in Barisani uno tra i più geniali protagonisti. Ma a quel tempo col Neo - realismo che dettava legge (un Neo - realismo che aveva avuto il merito di cimentarsi sui maggiori temi civili) e con la confusione di lingue che é tipica dell'Italia, non era facile prendere posizione in favore di un'arte in cui rigore e fantasia avessero un'importanza uguale, un'arte che seguisse dappresso i grandi movimenti che si erano prodotti sulla scena americana e su quella europea. Barisani si dimostrò in seguito uno dei più originali operatori informali: i suoi quadri - sculture furono, assieme a quelli di Bugli tra le cose più belle che abbia offerto l'Astratto - concreto a Napoli. Dopo il periodo "macchinistico" che tanto piacque a Dorfles, Barisani sfociò nella progettazione architettonica e nella scultura degli interni: ancora una volta s'era reso conto con anticipo delle nuove esigenze della ricerca. Rientrato nel grande alveo della investistigazione razionalistica, Barisani ha voluto dimostrare con il suo avanzatissimo neo - costruttivismo che é possibile verificare non soltanto una nuova idea della forma ma una nuova concezione dello spazio, cui va aggiunto, fatto importantissimo un senso spiccatissimo della fun- zione. Il pittore - scultore definisce queste opere "Strutture modulari" perché pur possedendo esse una morfologia ben definita, si prestano a sempre maggiori elaborazioni in cui la partecipazione del fruitore diventa fondamentale. Insomma il geniale artista fornisce le strutture - base (da riprodurre pure in serie): spetterà a chi entra in possesso delle sculture di operare una scelta compositiva. Ma questo é solo un lato della ricerca più recente di Barisani: il consapevole ricercatore ha costruito oggetti di tutti i tipi (anche luminosi) e perfino gioielli. Barisani ha ottenuto un grande successo recentemente a Trieste dove c'é stato un grosso dibattito sulla sua opera. Gianni De Tora é oggi un'autentica personalità nel campo della ricerca astratta. Partito da posizioni espressionistiche, De Tora ha iniziato un discorso personalissimo sulla forma e sulla filosofia della forma, riuscendo ad affrancarsi dai problemi di staticità e ad entrare nel vivo delle trasposizioni cinetiche degli elementi fondamentali della geometria, principalmente la sfera, il cerchio ed il triangolo. De Tora tende ad una osmosi tra forma pura e forma indotta, tra dato naturale e artificio. Cerchio e triangolo, che sono le manifestazioni più autentiche dei due tipi di rappresentazione, trovano nella ricerca di De Tora un loro punto di incontro. Carrnine Di Ruggiero é un artista di complessa personalità e di approfonditi orientamenti. La sua ricerca ha seguito un'evoluzione continua senza subire tentennamenti e contraddizioni. Pittore espressionista di lucida vena e poi ricercatore informale di vigoroso senso rnaterico e di non comuni intuizioni tonali, Di Ruggiero, s'é fermato da qualche anno all'analisi del triangolo. È chiaro che, addentrandosi nell'indagine matematico - filosofica, l'impegnato artista doveva per forza giungere ad un discorso di questo tipo. Per i pitagorici il triangolo fu il simbolo di ogni perfezione. Di Ruggiero adopera questo elemento per due operazioni distinte: una prima, spaziale - matematico - filosofica (il triangolo come armonia e il triangolo come rappresenta- zione di una perfezione socio - razionalistica); una seconda, puramente segnica. Il triangolo diventa un elemento alfabetizzato, un simbolo di codice come il "formicone" di Capogrossi. Riccardo A. Riccini é un giovane artista assai schivo ma ricco di talento. Riccini opera nel contesto dell'astrazione ma la sua é più un'analisi critica che cerca di investigare su ciò che avviene a monte dell'opera d'arte. Un'analisi più che altro concettuale. Lo dice lo stesso Riccini: "Ho sempre lavorato, prima dell'immagine, sotto, a saggiare l'articolazione del costituirsi del senso interno della pittura nei rapporti della dialettica produttiva: dopo il momento ('65 - '67) della "immaginazione" tra automatismo e associazione iconica analogica, dopo la convenzione rappresentativa ('73 prospettive) tendo ora a dipingere le relazioni tra materiali e procedimenti". Guido Tatafiore, che fu con Barisani il fondatore del Gruppo Astratto – concreto, dopo la parentesi in seno al Gruppo sud, é ritornato sulla grande ribalta dopo qualche anno di voluto silenzio. Oggi egli ha imboccato la strada neo - costruttivistica con una impostazione concettuale. Come a dire che, al di là dell'analisi sui corpi geometrici, Tatafiore punta ad un distinguo tra un "tempo - pubblico" e un "tempo - privato" inserendo, in questo contesto, il colore. C'é insomma in Tatafiore un ritorno al quadro come elemento di confluenza di situazioni più disparate; ma c'é anche un tentativo riuscito di fondere elementi puramente fantastici con altri dedotti dall'analisi razionale della realtà. Giuseppe Testa é un ricercatore di notevole capacità analitica che tende ad un inserimento delle sue investigazioni astratte in un modulo architettonico. Le "linee - forza" di Testa puntano a costruire e a costituire uno "spazio razionale" che si identifica in una situazione mentale. Quindi nessuna frattura tra progettazione ed opera. Trapani é un artista il cui rigore operativo é ormai noto. Egli tuttavia non si ferma a delle considerazioni neo - astratte: tende all'osmosi plastica e all'inserimento nell'architettura. Come a dire che anche Trapani si pone chiaramente il problema dello spazio come riappropriazione di territorio e come problema sociologico. Un artista di raffinata estrazione che ha proceduto in linea retta senza voltarsi indietro: con Trapani la ricerca astratta diventa perciò anche estetismo.
 
ARTICOLO DI CORRADO RUGGIERO SU PAESE SERA DEL 30.4.1980

a Benevento incontro per un libro di Luigi Paolo Finizio

IMMAGINARIO GEOMETRICO - Nel museo una mostra sul gruppo artistico '' Geometria e Ricerca''

''L'IMMAGINARIO geometrico'' è il bel titolo (quasi un ossimoro, cioè l'accostamento di due elementi verbali contrastanti e, perciò, tanto più efficaci sul piano della trasmissione di significati) di un volume di Luigi Paolo Finizio - edito dall'Istituto Grafico Editoriale Italiano di Napoli - e di cui si parlerà a Benevento. L'incontro-dibattito cui prenderanno parte, oltre lo stesso Finizio, Enrico Crispolti e Filiberto di Menna, si connette alla mostra che nei locali del Museo si sta tenendo sul gruppo ''Geometria e Ricerca''.Si tratta di un gruppo di artisti napoletani di varie generazioni che sono, tuttavia, accomunati incontro ai due poli del ''geometrico'' e della ''ricerca''. Il carattere ''geometrico'' dà di per sé un'impronta particolare e interessante al gruppo tanto più se si tiene conto che gli artisti si muovono in un contesto - il napoletano - che, per definizione, sembra voler abolire il chiaro e il freddo della ragione a vantaggio dell' emotivo e dello spreco. Il Vesuvio eruttante fiamme e lapilli, con l'idea di passionalità e di dispersione cui rinvia, sembra essere più che un simbolo di una condizione, storico-antropologica. Inoltre il richiamo alla ragione, alla geometria, al calcolo e al progetto (che non si riduce, tuttavia, a pitoccheria in quanto quella «retta geometrica» è viva e inquietamente mobile: una ragione, insomma, che non rinuncia al gioco e all'azzardo), protratto, per di più, per il lavoro di più generazioni, significa che, sia pure lentamente ma sicuramente, si aprono crepe nella compatta struttura dei luoghi comuni codificati. D'altra parte, l'accento batte con eguale forza sul tema della «ricerca»: come dire, che si tratta di una esperienza ancora tutta da farsi e, perciò, da scoprire; mentre, viene fuori l'immagine di un museo che rifiuta di essere museo cioè luogo di raccolta di «glorie» immobili e innocue per diventare produttore di cultura. Il gruppo, nato a Napoli nel '76, non solo alfabeticamente prende l'avvio da Renato Barisani. Intanto perché ricongiunge l'attuale ricerca all'arte concreta e alle contemporanee - dell'immediato dopoguerra - ricerche concretiste diffuse in Italia e all'estero ma, in secondo luogo, perché lo pone sotto il segno di una costanza ''sperimentale'' (come ebbe a chiamarla Menna), quella di Barisani, appunto, che - esercitandosi sugli strumenti stessi della comunicazione pittorica: le particelle elementari della lingua della pittura (ma anche il loro modo di combinarsi e di modificarsi: morfologia e sintassi, cioè - dà un connotato di «sperimentazione linguistica» a tutto il gruppo. E con Barisani Tatafiore che, dopo anni di silenzio (ma il silenzio, quando è operoso, è parola), è tornato alla produzione artistica in cui il gioco delle strutture geometriche si unisce al rinvio alle suggestioni interiori/mentali. Il ''NEAPOLITAN LANDSCAPE'' oppure il ''VESUVIO 70'' sono, certo, pure denominazioni ma pure scavano nell'immaginario del fruitore. Insomma un paesaggio (non per caso citato - per noi periferia dell'impero - in inglese) essenzializzato in nome e cifra, sottratto ad ogni tentazione di spreco emotivo, ma che attiva immediatamente il gioco della memoria. Poi Di Ruggero, punto di sutura tra i due rami generazionali del gruppo, combina efficientemente insieme tensione cromatica e tensione geometrica in un gioco fittissimo di incroci e di slittamenti. Il suo ''Giardino del silenzio'' è, appunto, il luogo pittorico dove si incrociano istanze cromatiche, tensioni geometriche e sbalzi di volumi. Testa combina, insieme, la tensione gometrica e il gioco ambiguo e ingannatore delle ombre. De Tora lavora su elementi semplicissimi e, sviluppandoli in sequenze, attua quel sistema - tipicamente linguistico - dei minimi spostamenti. Riccini, infine, analizza puntigliosamente non solo le grandi voci della tradizione ma investe, nella sua analisi, gli stessi elementi fondamentali - in tutti i sensi - del far pittura .

 
MANIFESTO
 
 
TESTO DI FILIBERTO MENNA SULLA RIVISTA “PROPOSTA” DI BENEVENTO

NEL SEGNO DELLA GEOMETRIA

PREFAZIONE ALLA RASSEGNA IN ATTO AL MUSEO DEL SANNIO DAL 15 APRILE AL 31 MAGGIO 1980

Il gruppo Geometria e ricerca, presente in questa mostra, si è costituito a Napoli nel 1976. La sua nascita è legata all'incontro di artisti di diverse generazioni: Barisani e Tatafiore, i più anziani, hanno vissuto le vicende del dopoguerra e contribuito in maniera determinante al rinnovamento artistico napoletano; Di Ruggiero è stato uno dei protagonisti della ricerca artistica a Napoli soprattutto negli anni sessanta; Testa, Trapani, De Tora e Riccini hanno tutti cominciato a dare prove rilevanti nel decennio successivo. L'incontro di questi artisti è avvenuto sotto il segno della geometria, che è un segno importante nella cultura artistica napoletana. Non è un caso, del resto, che del gruppo facciano parte Barisani e Tatafiore che insieme a De Fusco e Venditti costituirono a Napoli il «gruppo di Arte concreta» in stretto collegamento con le ricerche affini portate avanti a Milano, a Roma, a Genova e a Torino alla fine degli anni quaranta. La lezione concretista non si è mai del tutto spenta, a Napoli. Allora essa rappresentò un modo radicale di liberarsi del peso ingombrante di una tradizione che rimaneva naturalistica anche nelle forme apparentemente più aggiornate; fu soprattutto una risposta immediata ad un bisogno di nettezza e alla esigenza di ricominciare da capo il discorso della pittura e della scultura. In seguito la ricerca geometrica napoletana si è intrecciata con altri fatti maturati in Italia, quali le esperienze neo-concretiste e le indagini compiute dagli artisti nel campo delle strutture della visione. All'intero complesso dell'area geometria e ricerca L. P. Finizio ha dedicato di recente uno studio accurato recante il titolo 'L'immaginario geometrico': l'analisi dell'opera del gruppo è stata, infatti, per l'autore l'occasione per rivisitare criticamente una linea dell'arte napoletana in stretta connessione con le vicende artistiche italiane e internazionali. Singolare, senza dubbio, il titolo del libro, rinforzato da una epigrafe rappresentata da una frase di Breton dedicata a un'opera di Duchamp: «Il regalo di Duchamp per il compleanno della sorella, che consisteva nel sospendere ai quattro angoli del balcone di costei un libro di geometria aperto per farne lo zimbello delle stagioni ...», Certamente, l'immaginario come fattore portante della esperienza artistica, è un termine di riferimento importante nella cultura napoletana: basti pensare alla poetica del Gruppo 58 e ai temi affrontati dalla rivista Documento Sud, ossia ad una ricerca tesa allo scandaglio della storia passata e presente della città e alla restituzione dei contenuti immaginari, fantastici, mitici, di questa storia attraverso una messa a punto linguistica ricca di umori simbolici e fabulatori. E non sono mancati, per giunta, tentativi di riunire insieme le istanze di questi due momenti della cultura napoletana, come è accaduto con l'opera di Del Pezzo , in cui geometria e immaginario sono stati supporti determinanti. Ma mi chiedo se la ricerca degli artisti del gruppo presente in questa mostra a Benevento possa essere letta in questa chiave o non sia più esatto interpretarla come una indagine analitica interessata soprattutto a una riflessione sull'arte e sul linguaggio dell'arte. Questa componente critica, metalinguistica, mi pare certamente dominante nell'opera di Barisani, un artista sempre attento ai problemi di linguaggio con una partecipazione vigile e tempestiva. Per questa ragione lo avevo definito, in uno dei miei interventi sulla sua opera, con l'aggettivo sperimentale. Anche il discorso di Di Ruggiero mi sembra ancora oggi rivolto ad una definizione del quadro in termini di struttura, ossia come un insieme di elementi discreti e finiti collegati da reciproche dipendenze interne; di nuovo indicherei un più marcato accento posto sull'impatto cromatico e sull'assetto dinamico dei piani di cui vengono sottolineati le compenetrazioni e gli slittamenti. Il momento analitico mi sembra ancora più determinante nell'opera di Riccini attento ad una messa in evidenza dei dati elementari della pittura, dalla superficie-supporto fino alle stesse componenti iconiche. Testa compie, anche lui, un'analisi dell'opera in chiave di struttura a due e tre dimensioni con un'enfasi particolare portata sui problemi della visione e sull'ambiguità illusionistica. Problemi di serialità sono al centro della ricerca di De Tora a partire dalla individuazione di elementi semplici di base e con la successiva ricomposizione dei dati su fondamenti essenzialmente sintattici di tipo trasformativo. Evidente mi sembra poi l'impianto neo-costruttivista delle composizioni geometriche di Trapani in cui domina una componente oggettuale sottratta, comunque, ad ogni tentazione fabulatoria e impiegata come strumento di analisi spaziale. Nelle opere recenti di Tatafiore, infine, permane la struttura geometrica, come elemento strutturale portante, ma l'impiego di materiali linguistico-verbali sposta l'accento sul piano delle definizioni e dei lemmi con una particolare caratteristica di ordine mentale. Il più delle volte, tuttavia, l'impianto geometrico e l'impiego del colore, nelle forme di terse e squillanti stesure, fanno valere i loro diritti coinvolgendo la stessa scrittura in un insieme dal forte impatto percettivo.

 
foto di repertorio
 
 
 
 
 
ARTICOLO DI ROBERTO PASINI DEL GENNAIO 1980 SU RIVISTA G7 STUDIO ANNO V N.1

L'Immaginario Geometrico

Col titolo de « L'immaginario geometrico », l'Istituto Grafico Editoriale Italiano ha pubblicato recen- temente un interessante itinerario critico sull'attività di sette artisti napoletani, presentati da Luigi Paolo Finizio. Il libro unisce alle prerogative del saggio introduttivo, ampio panorama dei complessi svolgimenti dell'attività artistica degli ultimi trent'anni, le qualità dell'antologia critica, mostrandoci una fitta serie di immagini, corredate da stralci esegetici di numerosi e qualificati addetti ai lavori. La recentissima formazione di questo gruppo di artisti, risalente al 1976, offre a Finizio lo spunto per intraprendere un esame dei fattori interagenti che hanno condotto ad un incontro sul filo della comune matrice geometrica. Al di là delle sottili e polisemantiche varianti che qualificano ogni artista per la propria « visione del mondo », questi pittori napoletani riflettono in modo inequivocabile un bagaglio istituzionale di affinità poetica, riversando nel linguaggio delle forme e nella calibrata asetticità delle immagini il denominatore unico di una fantasia euclidea proiettata o, meglio, introiettata a scoprire l'inquieta profondità delle «risonanze interiori» (Finizio). Chi sono dunque i protagonisti? Renato Barisani, il più anziano, firmatario del ''Gruppo Arte Concreta'', napoletano, implica all'interno del proprio lavoro i due filoni osmotici della pittura e della scultura, per cui ''la sua opera, si può ben dire, non si sa in quale punto si caratterizza sul piano e dove nella tridimensionalità '' (Finizio), formulandosi in termini di tempestiva problematica linguistica e '' per una più penetrante in- vestigazione del reale '' (Menna). Gianni De Tora si significa con queste parole: ''Non cercare in una superficie bianca quello che non troverai ma guarda il suo immenso candore''. Difficile non cogliere le stimolazioni di ordine formale che presiedono ad una simile testimonianza. anche perché la geometria di De Tora si installa al centro di un '' visionarismo dinamico '' (Crispolti) che raggela i propri connotati in una fuga lirica di sensibilissime partiture retiniche. I triangoli di Carmine Di Ruggiero profilano l'iter mentis di una ricerca che scandaglia la superficie per evocarne i sintomi di profondità: '' ... quelle che ci propone '' dice Crispolti '' non sono tanto forme, distaccate forme pure, quanto piuttosto sono segni, segnali. se si vuole, che Di Ruggiero dispone e direi persino mischia secondo una vivacità fenomenologica di riscontro analogico ambientale …''. La poetica di Riccardo Alfredo Riccini si situa " all'interno di quei processi stessi di rappresentazione che legano la suscitazione d'immagine agli atti e stati di coscienza '' (Finizio), concentrandosi in particolare ''sulla pittura come linguaggio storico, sui suoi termini e di fisicità e di costruzione mentale e di riscontro per- cettivo '' (Crispotti). Guido Tatafiore, a suo tempo fondatore con altri giovani artisti del '' Gruppo Sud'', partecipante poi al ''Gruppo Arte Concreta'' con Barisani, offre una ricerca il cui '' senso empirico.. si traduce in un fare che è ancora oggi costruzione'' e in cui '' La sperirnentazione di materiali resta occasione vissuta per disincantate scoperte espressive'' (Finizio). Giuseppe Testa, che nel 1970 dà vita insieme con Trapani al gruppo '' Nuovo Costruttivismo '', viene introdotto in questi termini da Finizio: '' Vi è uno spazio dell'immaginario che non si discosta dalle leggi di una sintassi razionale ma che anzi fa suoi gli schemi rigorosi di questa per incrementarne ogni logica conse- guenza. Non vi è assioma o teorema che nella sua logica evidenza o conseguenza non presupponga con pari assolutezza il proprio contrario. Per Giuseppe Testa l'impiego della geometria si può dire voglia essere una sorta di linguaggio speculare di questa doppia e pur ovvia realtà delle evidenze''. Infine per Riccardo Trapani, passato dall'esperienza informale a lavori incentrati sull'oggetto- immagine, gli esiti espressivi si riflettono in una vitalità di costruzione che li pone nello spazio '' più come un percorso nel tempo, il tempo della memoria o delle suscitazioni interiori, che quali assetti vincolanti strutturalmente lo spazio ... '' tanto che ''...si tratta sempre di definizioni che configurano lo spazio in senso teatrale, e quindi in senso dinamico- espressivo ''.

 
ARTICOLO DI MAURIZIO VITIELLO SULLA RIVISTA 'POLITICA MERIDIONALISTA' DEL MAGGIO 1980

Il gruppo Geometria e Ricerca al Museo del Sannio

Fondi di magazzino di molte gallerie del Nord Italia e d'Europa vengono assorbiti dal mercato napoletano. I galleristi debbono fortificare i loro nomi puntando su uomini sicuri ed affermati. A Napoli si acquista più facilmente un'opera di un pittore del Nord, affermato, che non una sicura promessa del Sud nel campo delle arti visive. Anche i 'consacrati' hanno difficoltà di collocazione. Questo modo di intendere il mercato grava sui galleristi. Essi sono, purtroppo, costretti a rifarsi alle avanguardie storiche per assicurarsi prestigio e per, poi, tentare coraggiosamente di invertire il senso del mercato puntando anche su artisti della Campania e del Sud. Conosco molti operatori giovani che hanno lasciato (abbandonato) Napoli per sopravvivere ed, anche, inoltre molti 'anziani' che sopravvivono della loro arte per pure combinazioni d'extra- mercato. Certamente fa piacere vedere a Napoli, ed anche a Caserta, nomi che sono stati importanti. Se questi portassero, però, opere ultime ed originali sarebbe giusto e non di gusto coloniale. Molti girano intorno a questo problema ed alla fine a farne le spese sono i nostri pittori che non hanno nulla da invidiare in tecnica e pensiero e non sono secondi ad altri nemmeno per quanto riguarda l'aggregazione. Perché, però essi devono trovare, ad esempio a Roma il 27-2-80 alla Galleria FiumArte il punto di lancio di un libro che è storia di Napoli nel campo delle arti figurative? E' il caso del Gruppo 'GEOMETRIA E RICERCA' e del libro 'L'IMMAGINARIO GEOMETRICO' (che per primo ho recensito a Napoli) che si proponeva grandi battaglie. Erano presenti, tra i tanti, a Roma: Nello Ponente, Filiberto Menna, Francesco Vincitorio, Giuseppe Gatt, Luigi Paolo Finizio, Oreste Ferrari, Mirella Bentivoglio, Carlo Belli, Enrico Crispolti, Claudia Terenzi, Lorena Trucchi e moltissimi, qualificati, artisti. A Napoli quanti artisti sarebbero stati presenti se non per criticare acidamente? « Il gruppo napoletano 'GEOMETRIA E RICERCA' si costituisce nel 1976 con la partecipazione di Renato BARISANI, Gianni DE TORA, Carmine DI RUGGIERO, Riccardo Alfredo RICCINI, Guido TATAFIORE, Giuseppe TESTA e successivamente Riccardo TRAPANI. L'intento creativo si muove sulla linea di continuità storica del linguaggio geometrico. Per ciascuno, dall'interno delle proprie esperienze, si prospetta un solidale campo di ricerca: il campo dell'immaginario geometrico. Nel complesso il loro è certamente un fenomeno centrale nella cultura figurativa napoletana. Attraverso il delinearsi delle singole esperienze creative, nel percorrere contestualmente le tracce dei loro momenti espressivi Luigi Paolo FINIZIO svolge una linea di comprensione storica e critica dell'astrattismo a Napoli dagli anni del secondo dopoguerra ad oggi. L'incidenza di una linea razionale dell'arte ha specifiche difficoltà di vita ancora oggi immutate nella cultura napoletana: il gruppo GEOMETRIA E RICERCA' intende esserne una prova ulteriore di impegno artistico. Certamente non si può negare attenzione a questo libro curato da Luigi Paolo FINIZIO dal titolo 'L'IMMAGINARIO GEOMETRICO' che ci porta a conoscere nuove presenze culturali a Napoli. Questo gruppo di artisti, sociologicamente e criticamente, lo possiamo definire il ventaglio più rap- presentativo ed alto di esperienze che esiste, ora, a Napoli. Parlare dettagliatamente di ognuno dei sette artisti è, per motivi di spazio giornalistico, impossibile. Renato BARISANI e Guido TATAFIORE che aderirono all'astrattismo nel M.A.C. (Movimento Arte Concreta) formano l'asse - portante del gruppo "GEOMETRIA E RICERCA" mentre a Carmine DI RUGGIERO appartiene il ruolo centrale di grosso stimolatore e di mediatore generazionale. Gianni DE TORA e Riccardo Alfredo RICCINI hanno costituito, con i loro fecondi scambi d'idee, il lievito ed il coagulo centrale del gruppo mentre Giuseppe TESTA e Riccardo TRAPANI seguendo con esperienze correnti il gruppo di ricerca chiudono, stabilendo un ottimale circuito di col- laborazioni, per un 'immaginario' da aggredire e variamente 'segnare' per respirare a Napoli arie dell'inconscio, del sogno, del reale e liberi, radicali, venti culturali. Questa ricerca indigena di correnti geometriche nuove si affida ad uomini seri, coscienti e prepa-
rati. Napoli continua a cambiare...

 
foto di repertorio
 
 
 
pieghevole - invito
 
 
trafiletto di F.Vincitorio su L'Espresso1980
 
 
 
RISORSE AGGIUNTIVE
L'IMMAGINARIO GEOMETRICO
Sintesi digitalizzata della sezione del volume di Luigi Paolo Finizio / SCARICA IL PDF DAL SITO UFFICIALE

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